Come scegliere un ETF: le metriche che contano e quelle che puoi ignorare
11/11/2025
Tempo di lettura 4 min
11/11/2025
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Quando si parla di ETF, capita spesso di vedere investitori concentrati sulle metriche sbagliate. Non per superficialità, ma perché il mercato è pieno di schede prodotto, grafici, indicatori e numeri che sembrano importanti… e che invece, nella pratica, incidono pochissimo sulla qualità dell’investimento.
Allo stesso tempo, esistono metriche davvero determinanti — quelle che spiegano perché due ETF con nomi quasi identici possono avere rendimenti molto diversi nel tempo.
Prima ancora dell’indice, conta capire come l’ETF replica quell’indice.
Replica fisica o sintetica?
La replica fisica tende a essere più intuitiva e trasparente. Quella sintetica può essere efficiente, ma introduce un elemento di controparte che va quantomeno compreso. Non è un “pro o contro” assoluto: è una caratteristica.
Uso di securities lending.
Quasi tutti gli ETF lo fanno in modo prudente, ma non è un dettaglio da ignorare: dà qualche basis point di rendimento, ma è bene sapere fino a che punto il gestore presta i titoli e come gestisce il collaterale.
Accumulazione o distribuzione?
Non è solo una preferenza personale. Cambia la tassazione, cambia il cash flow, cambia il modo in cui l’investitore vive l’investimento. Per alcuni obiettivi va benissimo accumulare; per altri la distribuzione è parte della strategia.
Questi elementi non solo definiscono il comportamento dell’ETF, ma aiutano a evitare false equivalenze: due ETF che replicano lo stesso indice possono farlo con logiche molto diverse.
Questa è probabilmente la parte più importante in assoluto. L’indice non è un elenco statico di titoli: è un insieme di regole.
E sono proprio queste regole a determinare esposizioni, rischi e, alla lunga, anche il rendimento.
Alcune domande essenziali:
È market cap weighted, equal weight, multifactor, ESG, minimo volatilità? Sono mondi diversi.
Quanto ribilanciamento è previsto?
Com’è trattata la diversificazione?
Trattamento dei dividendi nell’indice.
Capita spesso che l’investitore si concentri sul nome dell’ETF (MSCI, FTSE, S&P…) e dia per scontato che “tanto sono tutti uguali”.
Non è così: la metodologia è uno dei punti che più influisce sulle differenze reali tra prodotti simili.
Il tracking error è una metrica tecnica, utile ai gestori più che agli investitori. Quello che conta davvero, per chi investe, è il tracking difference: quanto l’ETF è riuscito effettivamente a seguire il suo indice nel tempo.
Un tracking difference molto negativo può indicare:
costi più alti del previsto
inefficienze nella replica
problemi operativi (ribilanciamenti, tassazione, gestione dei dividendi)
Non è la metrica che “crea” il rendimento — quello viene dall’indice — ma ti dice se l’ETF sta facendo bene il suo lavoro.
I costi sono importanti e vanno sempre considerati quando si sceglie un ETF. Non solo il TER (Total Expense Ratio), ma anche gli eventuali costi di transazione legati alla liquidità dello strumento (spread denaro–lettera, frequenza dei ribilanciamenti, ecc.).
L’aspetto chiave è mantenere un approccio equilibrato:
controllare i costi è fondamentale, perché incidono sul rendimento nel lungo periodo;
valutare solo la differenza di 0,01% nel TER non ha molto senso: non è quel dettaglio a determinare la qualità o l’efficacia del prodotto.
Meglio chiedersi se l’ETF offre un’esposizione solida, una replica efficiente e costi complessivamente ragionevoli.
In altre parole: i costi contano, ma vanno pesati insieme alla qualità dello strumento, non isolati come unico criterio di scelta.
Conta solo se si parla di ETF minuscoli, con rischio di chiusura.
Una volta superata una certa soglia, è rumore di fondo.
Non dice nulla sul futuro.
È la metrica più citata e la meno utile.
Hanno importanza operativa.
Puoi pagare qualche centesimo in più o in meno sul singolo ingresso, ma sui rendimenti di lungo periodo l’impatto è praticamente nullo. Non sono un criterio di scelta del prodotto.
Sono ottimi per alimentare discussioni sui social, pessimi per prendere decisioni.
Scegliere un ETF non significa passare ore a spulciare ogni numero della scheda.
Significa concentrarsi sulle variabili che realmente determinano il comportamento del prodotto: struttura, metodologia, efficienza nella replica, costi ben compresi. Il resto è rumore utile solo a distrarre.
Quando si pulisce il rumore, la scelta diventa più semplice — e molto più efficace nel lungo periodo.