Cassetti mentali
08/07/2025
Tempo di lettura 5 min
08/07/2025
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Succede spesso.
Una persona inizia a raccontare come ha gestito i propri soldi e, senza accorgersene, sta descrivendo una serie di cassetti mentali.
- “Questi sono per le spese di casa.”
- “Quelli per l’università dei figli.”
- “Il fondo partito male lo tengo, almeno finché non torna in pari.”
- “Questa parte è il mutuo, quindi non la considero.”
- “Questo investimento è una cosa a parte, tanto è solo un piccolo test.”
Tutto ha una sua etichetta. Ogni cifra, una sua storia.
Eppure i soldi non hanno memoria. Non distinguono tra utile e superfluo, tra obiettivo e abitudine. Noi sì.
In psicologia comportamentale, questo si chiama mental accounting: la tendenza a dividere il denaro in compartimenti separati, ciascuno con una sua funzione mentale.
Una strategia che serve a semplificare le scelte, a sentirsi più in controllo.
Ma spesso semplifica troppo.
E finisce per complicare ciò che dovrebbe essere chiaro.
Per esempio:
si ignora il mutuo perché “è una spesa fissa”, dimenticando che è un pezzo centrale del bilancio familiare;
si tengono vecchi fondi inefficienti perché “sono lì da anni”, senza chiedersi se abbiano ancora senso oggi;
si mettono i risparmi su troppi conti, con troppa liquidità, e al tempo stesso si cercano rendimenti altrove rischiando troppo.
Si ragiona per etichette, ma si perde la visione d’insieme.
Un euro vale un euro, ovunque si trovi.
Eppure nella nostra testa un euro ereditato non è come uno guadagnato. Un investimento partito male si considera “in attesa di riscatto”, mentre uno partito bene si vende più in fretta.
Lo facciamo tutti. Non è un errore morale.
Ma può diventare un ostacolo pratico, se ci impedisce di fare scelte coerenti.
Il patrimonio non è un insieme di cassetti.
È un unico strumento al servizio di ciò che vogliamo ottenere, oggi e in futuro.
La visione d’insieme è ciò che conta davvero
La questione non è “dove investire” o “quale prodotto scegliere”.
Spesso la domanda più utile è:
Tutto quello che possiedo, nel suo insieme, è coerente con i miei obiettivi?
Oppure:
sto correndo rischi inutili da una parte e tenendo troppa prudenza dall’altra?
sto basando le mie decisioni su scelte fatte anni fa, che oggi non riflettono più la mia situazione?
sto trascurando alcuni pezzi perché mentalmente “non li considero parte del piano”?
Quando manca una visione d’insieme, ogni cassetto sembra avere senso. Ma nel complesso, il patrimonio perde direzione.
Rivedere i propri cassetti mentali non significa stravolgere tutto.
Significa chiedersi: ha ancora senso tenere separate queste cose? O sto solo evitando di guardarle nel loro insieme?
Perché i soldi non devono solo essere “sistemati” nei posti giusti.
Devono parlare tra loro, essere parte di un disegno.
Solo così si può costruire qualcosa che non sia un accumulo casuale, ma un progetto coerente.
Un disegno che rispecchi le nostre priorità, i nostri obiettivi e che abbia senso nel tempo.